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Pregio costruttivo: togliere o lasciare?

  • Immagine del redattore: Katia Girardi architetto di head work
    Katia Girardi architetto di head work
  • 8 giu 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Ieri è scaturita sul web una discussione n merito al brutale rifacimento di un muretto di delimitazione verso lago della Via Gardesana. Il tratto in questione - crollato da tempo a causa di un probabile urto - in concomitanza con il passaggio del Giro d'Italia è stato finalmente ripristinato, con modi e materiali non conformi alla preesistenza. Un brutale blocco di calcestruzzo armato in modo approssimativo ha ripristinato la continuità del muretto, sollevando considerazioni sui social da parte dell'opinione pubblica.

Agli occhi di un architetto queste demolizioni e poco consoni ripristini sono all'ordine del giorno, ce ne sono ovunque.

In uno degli interventi che sto sviluppando in questo periodo mi trovo alle prese ad esempio con la ristrutturazione di un fabbricato di centro storico cui sono stati manomessi gli intonaci con la cosiddetta "rinzaffata" ovvero con una ripresa approssimativa e discontinua degli intonaci originali con malte non simili per composizione chimica e fisica alle preesistenze. Al di là della perdita di contenuti storici, tecnologici e culturali, i nuovi intonaci vengono addizionati di cemento nel quale è contenuto il gesso quale regolatore di presa e che quindi diventano soggetti a fenomeni di generazione di sali e quindi deterioramento; nonché alla variazione di comportamenti chimici e fisici delle malte. Una delle giustificazioni che spesso mi vengono poste dai muratori in queste situazioni è che la malta è stata comunque addizionata con una cazzuolata di calce, affermazione che non toglie il danno procurato dal cemento, laddove il cemento non c'è mai stato prima.

Quali sono in un edificio storico anche di architettura minore le parti preziose da conservare? Ogni edificio è diverso, in ognuno è contenuto in diversa misura quello che è il pregio artigianale. Un esempio potrebbero essere i vecchi intonaci come ho riportato nel mio post FB sui colori dei luoghi.

Vi riporto qui di seguito alcuni estratti del mio ultimo libro "l'hotel infra ordinario".

Il contributo riguarda alcune considerazioni su quale sia la misura per decidere di demolire i vecchi intonaci di un fabbricato storico:

"Secondo il prontuario del Mastro Gilberto Quarneti, l’intonaco si toglie completamente

se suona “vuoto” più del sessanta per cento della superficie da

recuperare. Gilberto Quarneti è uno dei maggiori esperti di calce in Italia, un

originale capomastro di origini venete che, tra gli altri, ha collaborato con

l’MIT di Boston. Capitò che tenne corsi di formazione per gli architetti dell’Ordine

di Brescia. Il suo convegno fu un martedì molto interessante (...). Distribuì in

quell’occasione uno dei suoi esaustivi prontuari, contenente un corposo riepilogo

di tutto ciò che si può approfondire sui temi della calce, delle malte di

calce e degli intonaci. (cfr. "Quaderni Quarneti - Enciclopedia archeometrica", ndr).

(...) Solo nei suoi scritti trovai menzione di procedimenti e materiali

che avevo conosciuto nelle chiacchiere con vecchi muratori e dei quali

molte informazioni ancora mi mancavano. Un uomo dalla cultura immensa,

una rivelazione. (...) rimuovemmo quindi quel poco intonaco che non era caduto

dalle facciate per conto suo e, quando il fabbricato si mostrò con la larga

porzione di intonaco mancante, ebbi l’impressione che fosse stato lasciato

nudo. Siccome non eravamo in una zona di forte passaggio, i teli antipolvere

dei ponteggi c’erano e non c’erano e ampie porzioni di facciata si scorgevano,

tra un lembo di tessuto e l’altro, durante il proseguire dei lavori. Effettivamente

“tonacare” significa “vestire”. Gli archi del porticato che si intersecavano fra di

loro erano stati realizzati originariamente con molta cura. Si notava l’apparecchiatura

muraria, con una tessitura mista di muratura in pietrame e porzioni in

quadrelli, tutto sommato abbastanza regolare e ben conservata.

Qualcuno se ne uscì con la solita idea dei bresciani di lasciare la facciata

con le pietre e i quadrelli “a vista”, consiglio che di solito fa rabbrividire gli architetti,

almeno i restauratori. La muratura è struttura mentre l’intonaco è la pelle,

perché togliere la pelle? Lo so che vedere un pezzetto di muratura nuda pare

suggestivo ma questa pratica non trovava riscontro nella nostra situazione specifica:

sapevamo per certo che la casa originariamente era ricoperta di intonaco

e ci organizzammo per vestirla nuovamente."

(citazioni da "L'hotel infra ordinario" di Katia Girardi Architetto, vietata ogni duplicazione o copia anche parziale, non autorizzata. Opera protetta dal diritto d'autore)






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